ALFA: UOMO o LUPO?

A cura di Monica e Sabrina 12 febbraio 2025

ALFA: UOMO o LUPO?

Premessa

Il lupo è stato assente dalla Valle d'Aosta per più di un secolo. La sua estinzione in questa regione risale agli anni 1890. Fino a quel momento, il lupo era presente in tutta Italia, ma a causa della caccia intensiva, della persecuzione da parte dell'uomo e della distruzione del suo habitat, la specie scomparve progressivamente da molte aree, inclusa la Valle d'Aosta. Questi territori si trasformarono nel tempo da ecosistemi naturali a ecosistemi antropici.

Dopo oltre 100 anni, in Europa ed in Italia sono stati reintrodotti predatori naturali come l'orso, la lince... ed il lupo?

Perché sono stati reintrodotti? Chi ha preso questa decisione? Abbiamo davvero un problema ecologico, o dietro queste azioni si celano ulteriori interessi?

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Equilibrio Naturale

Come funziona un ecosistema naturale? Come mantiene il suo equilibrio?
Quali sono gli attori principali? E che ruolo hanno?

Ecosistema naturale (Predatore Apicale: Lupo)

Nell'equilibrio sia ecologico che faunistico degli ecosistemi, animali e insetti giocano ruoli chiave e la loro importanza si riflette in vari aspetti: dalla impollinizzazione alla decomposizione, dalla predazione al mantenimento della biodiversità.

Qual è il ruolo degli insetti nell'ecosistema?

Molti insetti, come api, farfalle e mosche, sono impollinatori vitali per una vasta gamma di piante, comprese quelle che forniscono cibo per gli esseri umani. Senza di loro, la produzione agricola e la biodiversità vegetale subirebbero gravi danni. Inoltre, insetti come le mosche, i coleotteri e le termiti sono fondamentali per il processo di decomposizione . Consumano materia organica morta e la trasformano in nutrienti, arricchendo il suolo e facilitando la crescita di nuove piante. Peraltro sono una fonte primaria di cibo per molti animali, tra cui uccelli, pesci e mammiferi. La loro presenza è quindi essenziale per il mantenimento di catene alimentari equilibrate .

Mentre il ruolo degli animali nell'ecosistema?

Gli animali predatori (come i leoni, i lupi e le aquile) regolano le popolazioni di altri animali, evitando il sovraffollamento di certe specie, come gli ungulati e consentendo l'equilibrio ecologico. Un altro importante fattore è la Competizione per risorse come cibo e rifugio, questo processo stimola la selezione naturale, in cui solo gli individui più adatti sopravvivono e si riproducono, contribuendo così alla salute generale della popolazione e all'equilibrio tra le specie. Fondamentali anche gli “ ingegneri ecologici ”, alcuni animali, come i castori o gli elefanti, alterano attivamente il loro ambiente, ad esempio i castori costruiscono dighe che creano nuovi habitat acquatici, mentre gli elefanti abbattono alberi e aprono spazi nelle foreste, favorendo la crescita di nuove piante e creando una varietà di habitat che favoriscono la biodiversità.

In questo modo, insetti e animali lavorano insieme per garantire la salute e la stabilità degli ecosistemi .

Questo è quello che avviene a livello generale.

Proviamo ora ad esplorare questo straordinario cerchio della vita più da vicino prendendo in esempio un ecosistema boschivo.

 

Il produttore primario di questo ciclo naturale è la vegetazione : le piante e altre forme vegetali sono alla base della catena alimentare. Esse convertono l'energia solare in energia chimica attraverso la fotosintesi , producendo così cibo che viene utilizzato dai consumatori primari . A l contempo gli insetti impollinatori e gli invertebrati provvedono a tenere vivo e variegato l’ambiente. Tra i tanti erbivori troviamo cervi , stambecchi e camosci che si nutrono di foglie, erba, piante, arbusti e cortecce. Infine ci sono anche altri piccoli erbivori, come i roditori o le lepri , che si nutrono di semi, bacche e piante giovani. Facciamo un salto in avanti nella catena alimentare e giungiamo ora ai consumatori secondari partendo dagli onnivori , che si nutrono di alimenti di origine sia animale sia vegetale. Tra le varie specie, i cinghiali e le volpi , ad esempio, mangiano carne , ma gran parte della loro dieta è vegetale. Al vertice di questa catena alimentare troviamo i carnivori predatori , come ad esempio gli orsi , le aquile e, ovviamente, i lupi .
Il lupo è un predatore apicale regolatore , caccia principalmente animali erbivori come cervi e camosci, ma anche cinghiali e, talvolta, piccoli carnivori. Crea equilibrio , n on ha predatori naturali e può influenzare fortemente, direttamente o indirettamente, la popolazione delle prede e, di conseguenza, la vegetazione del bosco. Tendono a scegliere prede più deboli, malate o più vulnerabili, contribuendo a prevenire la diffusione di malattie e a mantenere le popolazioni in equilibrio, evitando che gli esemplari deboli o malati si moltiplichino e diffondano potenziali patologie. Inoltre, eliminando gli individui più deboli, i lupi aiutano a mantenere in salute le popolazioni di prede, perché gli esemplari più forti e sani hanno maggiori probabilità di sopravvivere e riprodursi.

Questo comportamento fa parte di un processo naturale che regola l'ecosistema, mantenendo la biodiversità e l'equilibrio tra le specie. Inoltre, i lupi attraverso comportamenti sociali e grazie alla dinamica di predazione , riescono a regolare il numero della loro popolazione . Questo fenomeno è legato alla disponibilità di risorse e alla competizione per il cibo all'interno del loro territorio.

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Curiosità

Quando la densità di popolazione di lupi diventa troppo alta e le risorse (come cibo e spazio) scarseggiano, si verifica una maggiore competizione tra i membri del branco. Questo può portare a una diminuzione delle nascite, con le femmine che tendono a partorire meno cuccioli o addirittura a non riprodursi. Inoltre, i lupi più giovani o meno competitivi possono essere espulsi dal branco per cercare nuovi territori, riducendo la pressione sulle risorse.

In pratica, questo meccanismo di regolazione naturale aiuta a mantenere un equilibrio ecologico, evitando che la popolazione di lupi cresca in modo incontrollato e influenzi negativamente altre specie nel loro habitat.

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Infine, anche se non fanno parte direttamente della catena alimentare classica, i detritivori (organismi decompositori) e i decompositori (insetti, funghi e batteri) svolgono un ruolo fondamentale: essi si nutrono di organismi morti, decompongono la materia organica restituiscono i nutrienti al terreno , riutilizzati anche, dalle piante che li assorbono attraverso le radici.

Cosa succede nella pratica, quando la carcassa della preda viene lasciata dal predatore?

La carcassa è una risorsa che fornisce cibo a diversi animali, non solo ai predatori diretti. Alcuni di questi animali, come gli avvoltoi , sono specializzati nel consumo di resti di carcasse ( animali necrofagi) e contribuiscono a mantenere l' equilibrio nell'ecosistema e a prevenire la diffusione di malattie. La loro presenza è fondamentale per "ripulire" l'ambiente . Anche corvi gazze e altri uccelli necrofagi possono contribuire a "pulire" la carcassa, inoltre, le loro attività possono influenzare la distribuzione di altre specie, come la competizione tra carnivori, la dispersione di semi o la creazione di rifugi per altri animali. Non dimentichiamoci che anche i carnivori più piccoli come le volpi possono approfittare e nutrirsi di cibo extra , specialmente se è facilmente accessibile.

La presenza della carcassa non solo fornisce cibo, ma può anche influenzare le popolazioni di predatori e prede in modo indiretto. Ad esempio, il fatto che un lupo uccida un cervo e lasci la carcassa per gli altri animali potrebbe ridurre e regolare la pressione di predazione sulle popolazioni di altri erbivori o carnivori.

Per finire il lavoro entrano in gioco gli invertebrati e gli insetti che sono fondamentali per la decomposizione . Le larve di mosche, ad esempio, sono tra i primi a insediarsi in una carcassa e aiutano a ridurre i resti organici, trasformandoli in materia. Durante la decomposizione, diversi organismi come funghi batteri, aiutano a disgregare la materia organica complessa, in composti più semplici, trasformandola in sostanze nutrienti, come azoto, fosforo, carbonio e minerali che vengono rilasciati nel suolo . Questo processo è essenziale per la salute e la biodiversità del bosco, poiché permette di mantenere un equilibrio tra i vari livelli trofici e garantisce la disponibilità di risorse per tutte le specie.

Questa energia fluisce in modo lineare, viene continuamente ridistribuita e trasformata dalla base (piante) verso i livelli superiori (predatori) per poi tornare all’origine, alla terra.

Se questo sottile e delicato equilibrio finale si modificasse, per una serie di motivazioni, cosa accadrebbe?

Le carcasse, come abbiamo visto, sono una fonte fondamentale di nutrienti per il suolo e per le piante. Se di queste ne venissero lasciate meno in natura, i nutrienti derivanti dalla decomposizione non sarebbero restituiti al terreno:

  • Il suolo perderebbe una fonte importantedi azoto, fosforo, carbonio minerali .
    Questo potrebbe portare ad una diminuzione della fertilità del suolo perchè ridurrebbe la quantità di sostanze organiche, rendendo il terreno meno fertile. Le popolazioni di funghi, batteri e invertebrati, non avendo più una fonte di cibo abbondante, potrebbero diminuire, con conseguenti effetti a cascata sull'intero ecosistema .
  • Glianimali necrofagi, con meno carcasse disponibili, non avrebbero più una fonte di nutrimento significativa. Questo potrebbe portare ad un abbassamento della loro popolazione , e, a sua volta, potrebbe avere un effetto a catena sugli altri animali dell'ecosistema , dato che gli avvoltoi svolgono un ruolo ecologico importante nel "ripulire" l'ambiente e ridurre la diffusione di malattie.
  • Gli altri predatori,senza il "dono" delle carcasse potrebbero iniziare a competere più intensamente per le prede vive, visto che non avrebbero più la possibilità di nutrirsi dei resti. Questo potrebbe portare a una maggiore pressione sulle popolazioni di prede, come cervi o cinghiali, riducendo il loro numero e influenzando la dinamica predatore-preda .

Tutto questo creerebbe una serie di disfunzioni ecologiche e porterebbe ad una riduzione della biodiversità, a un declino della fertilità del suolo, e a un aumento della fragilità dell'ecosistema nel suo complesso. L'ecosistema diventerebbe meno capace di adattarsi e autoregolarsi, con gravi conseguenze per la flora, la fauna e per l’uomo.

Addentrandoci in questo flusso delicato di energia continua e in perfetto equilibrio ci rendiamo conto che l’uomo, per ovvi motivi, non è contemplato come attore partecipante, bensì il ruolo che avrebbe dovuto avere è quello di custode.

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Equilibrio Modificato

Ecosistema antropico (Predatore Apicale: UOMO)

L' ecosistema antropico è un concetto che si riferisce agli ambienti naturali che sono fortemente influenzati e modificati dall'attività umana. In altre parole, si tratta di ecosistemi in cui l'azione dell'uomo ha un ruolo centrale, e questo impatto può essere diretto o indiretto. Le persone non solo vivono e interagiscono con l'ambiente, ma spesso lo modellano in modo significativo, sia per esigenze pratiche (come l'agricoltura, la costruzione di città o l'industria), sia per scopi sociali, culturali ed economici.

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Curiosità

Essendo l’uomo, in veste di cacciatore, il predatore apicale di questo ecosistema, quanti soldi girano dietro la “caccia” e il “tiro” in Italia?

 

Il valore economico, diretto e indiretto, della produzione armiera per uso civile, è di 8 miliardi di euro nel 2019 . La spesa sostenuta da tiratori e cacciatori italiani per alimentare la propria passione supera i 3 miliardi di euro. Questo lo dice l’Anpam (Associazione nazionale produttori di armi e munizioni per uso civile) ha reso noti i risultati della ricerca dell’ Università di Urbino.

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Gli ecosistemi antropici possono essere molto diversificati, variando da aree urbane densamente popolate a paesaggi rurali trasformati dall' agricoltura .
Le azioni umane modificano la struttura fisica di un ecosistema, come nel caso delle costruzioni di città strade ed impianti industriali e anche i flussi energetici e biogeochimici, che possono essere alterati dalla gestione agricola e industriale. Esso può essere gestito in modo tale da essere più o meno sostenibile, ad esempio, l'agricoltura o la gestione forestale sostenibile possono mantenere un equilibrio ecologico, mentre l'urbanizzazione incontrollata e l'industria pesante possono portare alla degradazione.
Questo tipo di ecosistema può ospitare una varietà di specie, ma la biodiversità tende ad essere influenzata negativamente dalla perdita di habitat naturali e dalla contaminazione. Le risorse naturali vengono utilizzate e trasformate in modo attivo per sostenere la vita e le attività umane, tuttavia, l'uso eccessivo o non sostenibile può portare a danni ambientali.

Alcuni esempi di ecosistemi antropici:

  • Aree urbane:città, paesi e metropoli;
  • Agricoltura e foreste coltivate:coltivazione di piante o l'allevamento di animali;
  • Aree industriali;
  • Aree turistiche:hotel, strade e parchi tematici;

Torniamo ad oggi. Per via di una direttiva europea, il lupo, a partire dal 7 marzo 2025, passerà da specie “strettamente protetta” a “protetta”, per via alla modifica della Direttiva Habitat del 1992. C’è da precisare però che la modifica di quest’ultima non andrà a modificare lo status del lupo in generale, perchè quest’ultimo godrà ancora della sua protezione essendo inserito anche nell’Allegato IV della stessa Direttiva europea.

Cosa cambierà quindi? Che da quel momento, questo predatore apicale, potrà essere monitorato e gestito in modo più elastico dai Paesi membri. Non in Italia però! Perchè l’Italia, come gli altri Stati membri dell’UE ha le proprie leggi nazionali e più precisamente la Legge 157/1992 (Legge sulla protezione della fauna selvatica) è una delle principali normative in materia e stabilisce che il lupo è una specie strettamente protetta .

Nel 2001, il Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare ha sviluppato il Piano di Azione Nazionale per la Conservazione del Lupo (PAN Lupo) che stabilisce le strategie di conservazione per il lupo in Italia.
Questo piano si concentra sul:

  • Monitoraggiodelle popolazioni di lupi
  • Prevenzione dei danniagli allevamenti
  • Coinvolgimento delle comunità localiper promuovere una convivenza pacifica .
  • Sensibilizzazione dell’opinione pubblica, per ridurre la percezione negativa del lupo e diffondere la conoscenza delle sue funzioni ecologiche.

Tutto perfetto, almeno sulla carta, ma... se il problema del lupo fosse puramente ecologico, perché tutto questo interesse politico e burocratico attorno alla sua gestione?

Se, dopo anni di interventi da parte dei cacciatori per il controllo della fauna in valle, dovesse prevalere la presenza del lupo, si profilerebbe un conflitto. Con l'aumento dei branchi, infatti, entrambi i predatori, i cacciatori e i lupi, si troverebbero a competere per le stesse prede. A quel punto, quando le risorse scarseggeranno, i lupi potrebbero rivolgersi al bestiame o ad altre fonti di cibo facilmente accessibili, aumentando così i conflitti con le attività umane. Sembrerebbe proprio quello che sta succedendo in Valle d’Aosta e in Trentino. Ricordiamoci che qualsiasi forma vivente, quando affamata, è costretta a mangiare, per sopravvivere, ciò che incontra sul proprio sentiero.

Quindi, perchè introdurre il lupo in un ecosistema ormai antropico? Non si rischia di creare disagi e conseguenti sofferenze per entrambe le specie?

Chi trae vantaggio dalle trasformazioni in atto nel nostro ecosistema e nel nostro tessuto socio-economico?

Le reintroduzioni effettuate sono state tutte dichiarate?


Quì di seguito inseriamo i documenti della reintroduzione dell' orso e della lince .
Mentre, casualmente, non si hanno documenti ufficiali sulla reintroduzione del lupo, ma lo si puo' capire dall'iter legislativo internazionale che inizia con il Protocollo di Berna nel 1979.
Il documento non specifica la reintroduzione del lupo come attività diretta, ma stabilisce le basi per politiche che promuovono la protezione della specie e il recupero delle popolazioni. La reintroduzione del lupo è quindi una possibile azione di conservazione che rientra nel quadro normativo più ampio che il protocollo promuove, e questa viene implementata a livello nazionale o regionale, come nel caso del progetto LIFE WolfAlps in Italia e Francia.

Abbiamo dei censimenti, nazionali e regionali, per capire il numero degli esemplari di lupi sui territori?

 

Chi decide per noi?

La gestione del lupo non sembra solo una questione ecologica, bensì sembra una decisione politica con conseguenze dirette sulla nostra sovranità alimentare e territoriale .

Perché la reintroduzione dell'orso e del lupo è avvenuta senza consultare davvero le popolazioni locali?

E’ possibile che dietro ci siano interessi più grandi?


Dopo aver parlato del Protocollo di Berna, della Direttiva Habitat e della Legge nazionale italiana aggiungiamo l’ultimo tassello, l’ Agenda 2030 , in particolare diamo una occhiata all’ obiettivo 15 : " La vita sulla Terra ".
Ci soffermeremo solo sui punti che interessano questa specifica tematica.

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Il verbo "ripristinare" implica un ritorno allo stato primitivo, senza insediamenti umani o manufatti.
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Arrivati al punto 15, la costante presenza del termine "sostenibile", in questa agenda, trova la sua spiegazione: per raggiungere la sostenibilità, sembra, tra le righe, che propongano di ridurre la presenza umana sulla Terra. Dopo aver parlato di " ripristinare " gli ambienti marini ( obiettivo 14 ), si solleva la questione del recupero di quelli d’acqua dolce e terrestri, come le foreste e i boschi, a livello globale.
Se questo non è l’intento, sarebbe un grave errore di comprensione dei termini da parte dell’ONU.

Ripristinare un ecosistema boschivo, come quello che abbiamo quì in Valle, significherebbe, nel tempo, riportare l’equilibrio naturale sul nostro territorio ma, come abbiamo visto in precedenza, due predatori apicali nello stesso ecosistema implicherebbero moltissimi disequilibri sia a livello ambientale, faunistico che umano.

A meno che, l’intenzione non sia fare in modo che l’uomo abbandoni le vallate e i monti, per spingerlo sempre più verso la città così da portare avanti un altro progetto dell’Agenda 2030 che troviamo all’obiettivo 11 : " Città e comunità sostenibili ".

Per terminare, aggiungiamo solo un altro punto che si trova nell' obiettivo 15 : si propongono misure per combattere la desertificazione e le inondazioni , problemi che sono attribuiti all’azione umana attraverso le emissioni di CO2 .

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Questo è decisamente criticabile se consideriamo che l’atmosfera è composta dal 78% di AZOTO , dal 21% di OSSIGENO , dallo 0,96% di altri gas ed infine dall’ 0,04 di CO2 . Su questo 0,04% quale percentuale di CO2 provviene dall’uomo? L’11%.

Ecco su cosa stanno cercando di concentrare la nostra attenzione, sull’11% dello 0,04%!

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Ed eccoci alla fine per tornare alla domanda del titolo...

Alfa: Uomo o Lupo?

Questa domanda non avrà alcuna risposta perchè come abbiamo visto sopra, il dominio dell’uomo, nel corso di questi cento anni, ha trasformato l'ecosistema naturale adattandolo perfettamente a se stesso determinando così il nuovo predatore apicale del territorio.

I nostri cuori sperano di concludere con un messaggio di amore speranza .
La speranza è che vengano trovate soluzioni adeguate per proteggere questo animale strettamente legato al nostro Pianeta e, di riflesso, a noi. Se invece di continuare con la sua eliminazione, come avvenuto in passato, fosse possibile trasferirlo in terre selvagge, potremmo finalmente dire che l’uomo, dalla storia, ha davvero imparato qualcosa.

 

"La voce del lupo"

Io sono il vento che sussurra tra gli alberi,
il passo silenzioso su terreni dimenticati,
una scia che lascia tracce, ma non catene.
Nato dalla terra, cresciuto dal cielo,
un'anima selvaggia che non conosce confini.

Non sono solitario, ma libero,
perché la mia solitudine è la forza che mi lega al tutto,
al ciclo senza fine che regola la vita,
che bilancia il fragile equilibrio dell’universo.
Sento il battito del cuore della terra
e, nella notte, il richiamo che mi unisce al branco.

Sono il guardiano dei deboli e dei forti,
colui che conosce la legge invisibile,
quella che insegna al vento dove soffiare
e al fiume come seguire il suo corso.

Ma se ascolti, uomo,
se guardi oltre il tuo specchio di cemento,
vedrai che sono il riflesso della tua essenza,
una forza che ti richiama all’essenziale.

S.&M.

 

Ringraziamo Ivana e Miranda per il loro prezioso aiuto, e Lorenzo per il contributo fotografico.