Libertà, Indipendenza e Autonomia: una questione di Coscienza

A cura di  Monica e Sabrina   15 maggio 2025

Libertà, Indipendenza e Autonomia:
una questione di Coscienza


Premessa:

La Valle d’Aosta è una Regione a Statuto Speciale dal 1948: ha ottenuto ampie competenze in materia legislativa e amministrativa, con lo scopo di tutelare la sua specificità linguistica, culturale e geografica.

La coesistenza tra italiano e francese, la presenza di un'identità alpina marcata e la posizione strategica ai confini con la Francia e la Svizzera rendono il territorio unico nel suo genere.

Nel tempo, l’autonomia è diventata uno strumento di autodeterminazione, attraverso cui la popolazione valdostana ha potuto esprimere le proprie esigenze senza rinunciare al legame con lo Stato italiano. Tuttavia, in alcune fasi storiche, si fa sentire un bisogno crescente di rafforzare l’autogoverno, fino ad arrivare a riflessioni più ampie del concetto stesso di indipendenza. Si tratta di un desiderio legato non tanto alla separazione politica, quanto alla valorizzazione delle peculiarità locali e alla richiesta di maggiore rispetto per la volontà e le priorità del territorio.

Oggi però questa autonomia, lentamente e quasi in silenzio, ce la stanno sottraendo. Non con un colpo di mano, ma con tante piccole decisioni che spostano il nostro potere sempre più lontano.
Lo Stato accorpa, uniforma, centralizza e spesso lo fa in nome dell’efficienza, del risparmio e della semplificazione. Quello che però si chiama “semplificazione” è, in realtà, spoliazione: ci toglie strumenti, voce, possibilità.

Ogni volta che una competenza viene sottratta alla Regione, ogni volta che una scelta locale viene ignorata da un governo centrale, è un pezzo di autonomia che se ne va e, se non viene difesa, ad un certo punto, smette di esistere.

L’Autonomia non è negoziabile e non è una gentile concessione da restituire “quando fa comodo” bensì, è un diritto ed è anche dovere quello di vigilare, di denunciare e di resistere ogni volta che viene calpestata. Come ogni resistenza richiede coscienza, coraggio e partecipazione.

Parlare di autonomia, indipendenza e libertà, oggi, è un atto politico.

Dimentichiamo  la politica dei palazzi, delle strategie di partito o dei compromessi elettorali. Focalizziamo la nostra attenzione sulla politica delle persone, dei territori, dei desideri che Vogliono Essere Voce.

Viviamo un tempo in cui ci dicono spesso di obbedire, di adattarci, di conformarci, e questo inizia a starci stretto. Ecco che il pensiero si rivolge all'indipendenza, quella autentica, quella che non nasce da leggi o permessi, ma che nasce da un bisogno profondo di decidere per sé, di scegliere come vivere e in quale direzione andare. Non vogliamo definire l’indipendenza come un concetto astratto o teorico, ma come una tensione concreta tra libertà e obbedienza, tra scelta e imposizione, tra comunità e potere. Partiamo da questo punto: l’Autonomia e l’Indipendenza sono gesti politici che riguardano tutti.

Quando si parla di Autonomia e di Indipendenza, il primo concetto che le si affianca è quello di Libertà. Ma cosa significa davvero essere liberi? E cosa significa essere autonomi e indipendenti?

L’Indipendenza è, in primo luogo, la condizione di non dipendenza da un altro potere. Può essere vissuta da un popolo che si libera da un’autorità coloniale o centralizzata, o da un individuo che si emancipa da una condizione di subordinazione, ma l’indipendenza non è mai assoluta. Non basta dichiararla: va costruita, difesa, sostenuta, anche quando costa fatica. Non è solo “non avere padroni”: è poter scegliere da sé.

La Libertà, invece, è più sfumata. Non riguarda solo l’assenza di costrizioni, ma la possibilità concreta di agire secondo la propria volontà, di avere le risorse, la consapevolezza, e il contesto per esercitare una scelta reale.

È qui che entra in gioco l’autonomia. Se l’indipendenza ci libera da un dominio esterno, e la libertà ci apre alla possibilità di scelta, l’autonomia è la capacità di auto-determinarsi. È quel momento in cui la persona o comunità , è libero da un vincolo ed è anche in grado di darsi una direzione, delle regole, un senso.

Autonomia significa avere spazio e saperlo abitare con responsabilità, con progettualità, con coerenza. È la forma più esigente della libertà, perché non si limita a rifiutare un’imposizione: si assume il compito di immaginare e costruire un’alternativa.

"La Libertà autentica non è una concessione dello Stato o della società, ma una conquista interiore che si realizza quando si agisce secondo la propria responsabilità morale".
Rudolf Steiner

Ma che cosa succede quando le decisioni imposte dall’alto non rispecchiano più la volontà delle persone? Quando il cittadino di una piccola Regione “autonoma”, con una cultura forte, con un’identità viva, si ritrova a dover obbedire a leggi, norme, vincoli che sembrano lontani, ingiusti o inutili?

È qui che la politica personale diventa reale.
Disobbedire non è una colpa... a volte è un Dovere.

L’indipendenza inizia nel momento in cui si smette di dire:
"è così e bastae si inizia a chiedere: "perché è così?".
Questa è una domanda che può cambiare tutto.

La storia ci insegna che l’indipendenza è quasi sempre un atto di disobbedienza. Chi la conquista, lo fa rompendo un ordine esistente. Lo fa opponendosi a una norma che non lo rappresenta più.
Ad esempio, nel Novecento, l’Algeria combatte per decenni per affrancarsi dal dominio coloniale francese. La sua guerra d'indipendenza non è una rivolta contro l’assimilazione forzata bensì contro un potere che pretendeva di cancellare cultura, lingua e dignità. La vittoria algerina dimostra che l’indipendenza è prima di tutto un grido di identità.
Più vicino a noi, invece, la Catalogna e la Scozia rappresentano casi in cui la richiesta di indipendenza non nasce da oppressioni brutali, ma dalla necessità di decidere per sé. Di non essere amministrati da governi lontani, di avere voce sulle proprie politiche fiscali, educative, culturali. Qui entra in gioco anche il concetto di autonomia: non si tratta solo di separarsi, ma di autodeterminarsi, di costruire modelli politici più vicini alla propria realtà, ai propri bisogni, alla propria visione di futuro. Il conflitto qui non è violento, ma è profondo: riguarda il diritto di scegliere il proprio destino.
Infine, in Italia, il Sud Tirolo ha conquistato un’autonomia che è anche protezione della lingua, della memoria, della specificità. Ma anche lì, l’indipendenza è una conquista mai davvero finita, perché lo Stato centrale tende sempre a riaccentrare. Ecco che allora l’autonomia diventa una forma di resistenza pacifica: una vigilanza continua sulla propria possibilità di essere diversi senza dover chiedere il permesso.

Ma più si riflette, più emerge un dubbio radicale:
si può essere davvero indipendenti in un mondo dove lo Stato stesso non lo è?

Ormai è così evidente che le decisioni non vengono più prese nei parlamenti nazionali, ma in Consigli sovranazionali, agenzie economiche, lobby industriali, organismi internazionali non eletti da nessuno, ma capaci di determinare la direzione di intere società. Quello Stato, che un tempo era visto come il Garante della Libertà e dell'autodeterminazione del popolo, oggi sembra spesso esecutore di politiche che arrivano da fuori: dai mercati finanziari, dalle istituzioni economiche globali, da alleanze militari, da standard internazionali imposti sotto la minaccia di isolamento o ritorsione. In nome della stabilità, della crescita, della sicurezza, si rinuncia, un pezzo alla volta, a quella libertà autentica che dovrebbe essere il fondamento di ogni democrazia. L’indipendenza del singolo cittadino si scontra così con un meccanismo che si muove ben oltre il suo controllo, e anche ben oltre la sovranità dello Stato a cui appartiene.

Questa non è solo una questione teorica, è una ferita aperta. Lo vediamo ogni giorno: politiche ambientali, sanitarie, fiscali che vengono calate dall’alto, senza ascolto, senza confronto, senza reale partecipazione democratica. Chi disobbedisce, chi si oppone, chi semplicemente fa domande, viene marginalizzato, etichettato, escluso.

Ma è proprio in questa consapevolezza che si apre un nuovo livello di coscienza politica.
L'Indipendenza e l’Autonomia oggi non sono più solo una questione di confini, di governi, di referendum, sono una questione di sistema. Il punto di inizio è di costruire forme nuove di partecipazione, di comunità, di resistenza... questo è il desiderio di chi non si accontenta di una libertà di superficie, e sceglie di rispondere, di opporsi, di creare alternative, anche a costo di disobbedire  (perché ora, obbedire,  è diventato “essere complice”) proprio per riappropriarsi di ciò che ci è stato tolto senza che ce ne accorgessimo: la possibilità di scegliere.

Perché la Politica, quella vera, comincia da qui:
dal momento in cui smettiamo di aspettare, e iniziamo a costruire.

 

“Libertà è Partecipazione”
 Giorgio Gaber